giovedì 2 dicembre 2010

Ristorante Città D'Oro


Come si dice? L'apparenza inganna? Nel caso del Ristorante Città D'Oro il proverbio della nonna è più che azzeccato. Quando ieri sera ho deciso di provare questo locale come primo banco per le recensioni del blog, l'ho scelto per un semplice motivo: la modestia.
Non intendevo cominciare questa guida come iniziano certe collezioni da edicola (ebbene sì, sono anche io tra quelli che ha fatto spendere ai miei genitori il PIL di un piccolo Stato africano in francobolli, carri armati ed aeroplanini), la cui prima uscita era il pezzo forte dell'intera serie. Sarebbe stato troppo facile (ed anche banalotto) pubblicare una serata speciale da Zheng Yang o le lodi per i piatti invernali del Via Della Seta.
Videochiamo la mia ragazza e le propongo un posticino sconosciuto a chiunque in Torino non sia di Vanchiglia: sia mai che si scopra una gemma nascosta, incastrata nei palazzoni tra la Dora ed il Po...
L'idea che mi ero fatto di ordinario cinese si dissolve per un attimo all'ingresso: ambiente curato, mancanza di dragoni in simil-plastica con le palle in mano (quelle tipo sfere di Dragon Ball), toni pastello e controsoffitto a volta in mattoni da trattoria, mi fanno ben sperare.
Accomodati al tavolo, ci rendiamo conto però che si è trattato di un attimo davvero : il menù è scarso, con i piatti di ispirazione italiana mescolati a quelli cinesi, e questi ultimi privi di particolare estro o fantasia. Tutto, e dico tutto, compresi gli antipasti, porta in alto a sinistra il famigerato asterisco che significa surgelato...che nemmeno Bofrost...
La velocità e la gentilezza del cameriere ci infondono ancora un po' di fiducia. Prendiamo nell'ordine: involtini vietnamiti, ravioli di gamberi (shao mai), zuppa di wonton, spaghetti croccanti con verdure, pesce stufato alla cinese, anatra con funghi e bambù ed anatra in agrodolce.
Alla mia ragazza gli involtini vietnamiti (versione carnivora di quelli primavera) piacciono ma, ciò nonostante, non è riuscita ad identificare che razza di carne costituisse il ripieno (noi pensiamo ad una sorta di ibrido maledetto tra ratto e piccione). La texture rivela che il fritto è sì espresso ma anche che si tratta di un prodotto surgelato...tutto accompagnato da una salsina che appariva come una demi glace di Oransoda.
Gli shao mai sono evidentemente una rielaborazione dadaista del concetto di base: ognuno tende a rovinare verso l'esterno in maniera diversa, chi collassa, chi esplode per il troppo ripieno, chi raggrinzisce dopo una lunga vecchiaia in una cella frigo (fa sorridere pensare che il significato cinese del loro nome sia "preparare e servire all'istante").
Trotterellando, il cameriere dalla tinta di Vanna Marchi ci porta due scodelle nelle quali s'è consumata una tragedia: poveri resti, letteralmente brandelli, di wonton affiorano da uno scuro brodo a base di dado e salsa di soia. Mangiarli diventa come cercare di rimettere insieme una mummia cui si srotolano le bende, un po' di qua ed un po' di là, il wonton informe sparge pezzi di tristezza.
Gli spaghetti croccanti, tipici della regione di Shanghai, arrivano avvolti da un denso quanto insipido sugo di verdure, freddi ed incollati in una massa inestricabile.
Assolutamente insignificante il pesce (ma quale? Forse una sogliola costipata?), mentre l'anatra con funghi e bambù avrebbe potuto essere chiamata pelle d'anatra con miraggio di polpa e bambù.
La mia fidanzata, che aveva ordinato l'anatra agrodolce, è costretta a lasciarne metà nel piatto per la pastella nauseante.

Infine, i dolci non sono male: sono confezionati!!

Conto: 40,70€ in due, con offerta di digestivo. Sarà anche poco per il numero di comande ma...what you get is what you pay for, sì, una sola volta però.

Servizio: 4/4
Cibo: 2/9
Locale: 5/6
Sintomi strani: No

Giudizio finale: 12/20 – Bettola (è un peccato per il locale, ma tutto il resto...)

Ristorante Cinese Pizzeria Città D'Oro
Corso Tortona 2
10153 – Torino
011/8126530
Giorno di chiusura: Lunedì

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